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📌 Introduzione al sondaggio

Il tango argentino, oggi patrimonio UNESCO, è praticato da centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. L’Europa rappresenta una delle comunità più attive al di fuori di Buenos Aires.

Dentro questo scenario, il sondaggio riporta lo sguardo sulla realtà italiana: 283 tangueri hanno partecipato, in gran parte follower (75%) contro il 25% di leader, confermando lo squilibrio numerico che caratterizza le nostro mondo.

Ne emerge un quadro chiaro: una comunità esperta (oltre il 70% balla da più di sei anni) ma percepita come stagnante, con una didattica troppo centrata sulle figure e carente su tecnica, musicalità, navigazione e código del Tango.

Interessante la differenza tra chi frequenta soprattutto le milonghe, che balla molto ma studia poco, e chi partecipa a festival o encuentros, meno assiduo ma più orientato a percorsi formativi con maestri non locali.

Questo sondaggio non vuole giudicare, ma offrire una fotografia oggettiva e stimolare riflessione: solo attraverso la consapevolezza condivisa di punti di forza e criticità si può immaginare una crescita reale della comunità.

📌 Nota dell'autore

Se c’è un punto che emerge chiaramente da questo sondaggio, è che non si tratta di incolpare leader o ballerini, ma di guardare ai modelli didattici che hanno formato (e in parte limitato) la nostra comunità. L’insegnamento del tango è stato prezioso, fatto di storia, sensibilità e passione — ma oggi serve un metodo aggiornato, scientifico, che integri conoscenze come biomeccanica, psicologia e relazione. Non basta più proporre belle figure: la vera sfida è ripensare la didattica affinché il tango continui a crescere. Vi ricordo una delle frasi storiche di Carlos Gavito: "... e alla fine è anche un ballo".

👉 Per chi desidera leggere la mia riflessione completa, la trovate in fondo a questa pagina.

G. Sarcinella

📑 Relazione sondaggio tango

Tema: perché mancano leader e il livello medio è percepito come basso

 

Introduzione

Il sondaggio è stato realizzato con l’obiettivo di comprendere una delle questioni più discusse nella comunità tanguera: la carenza di leader e la qualità della loro formazione.
Hanno partecipato
283 persone, di cui 72 leader e 211 follower. Già questo dato iniziale fotografa la sproporzione numerica: circa un leader ogni tre follower.

Profilo dei partecipanti

I leader intervistati hanno un’esperienza variegata, dai primi anni fino a oltre un decennio di pratica. La maggior parte frequenta regolarmente scuole di tango e partecipa a milonghe ed eventi, ma in modo eterogeneo (da chi esce ogni settimana a chi balla solo in occasioni speciali).

Risultati principali

1. Soddisfazione per la didattica

Alla domanda se fossero soddisfatti della formazione ricevuta, i leader hanno risposto:

  • Pienamente soddisfatti: 38

  • Sufficiente: 32

  • Non soddisfatti: marginale

👉 Il quadro è chiaro: prevale un senso di “sufficienza”, che non è un giudizio negativo ma segnala mediocrità, mancanza di eccellenza e progressione.

2. Cosa viene insegnato

  • Figure e sequenze: trattate “molto” o “abbastanza” in più del 60% dei casi.

  • Tecnica di guida e connessione: affrontata con costanza solo da una parte (24 risposte “molto”).

  • Navigazione in pista: quasi la metà dei leader dichiara che viene trattata “poco” o “per nulla”.

  • Musicalità: presente ma non approfondita con regolarità.

  • Postura, asse, equilibrio: buona attenzione, ma non sistematica.

👉 Il risultato mostra uno sbilanciamento evidente: la formazione insiste sulle figure, mentre gli aspetti fondamentali per la qualità in pista – connessione, navigazione, musicalità – ricevono meno cura.

3. Momenti dedicati solo ai leader

Solo 21 leader dichiarano di avere esperienze strutturate e regolari di lavoro dedicato esclusivamente a loro. La maggioranza parla di momenti sporadici o legati solo allo studio di figure.

4. Metodo di insegnamento

La didattica viene definita:

Tradizionale ma efficace (37 risposte)

Moderna e stimolante (25)

Superata (2)

👉 Si percepisce un insegnamento che funziona ma non innova: i leader non sempre trovano stimoli per crescere.

 

5. Qualità percepita dei leader

Il giudizio della comunità è impietoso:

  • Sufficiente: 91

  • Buona: 78

  • Scarsa: 40

  • Molto alta: solo 2

👉 L’aggettivo che domina è “sufficiente”: i leader sono considerati mediocri, raramente eccellenti.

6. Attenzione delle scuole

La formazione dei leader è vista così:

  • Sufficiente: 80

  • Poca: 66

  • Molto: 29

  • Ottima: 10

  • Per nulla: 6

👉 Anche qui prevale l’idea che si faccia qualcosa, ma non abbastanza.

Sintesi interpretativa

Dai dati emergono tre fattori principali che spiegano la carenza e il livello medio dei leader:

  1. Squilibrio numerico: già in partenza, i leader sono molti meno dei follower.

  2. Didattica sbilanciata: troppo spazio alle figure, poca attenzione a navigazione, connessione, musicalità.

  3. Scarso investimento specifico: i leader non hanno percorsi dedicati e strutturati; spesso si trovano a “dover imparare da soli”.

Conseguenza: i leader sono pochi, e quelli che ci sono vengono percepiti come “sufficienti” ma raramente eccellenti.

 

Conclusioni

Il sondaggio offre un messaggio chiaro alla comunità:

  • Le scuole devono invertire la logica didattica, spostando l’attenzione dalle figure alla qualità della guida e della connessione.

  • Serve maggiore cura nella formazione dei leader, con momenti dedicati e feedback personalizzati.

  • Gli organizzatori dovrebbero sostenere i leader incentivando la loro crescita e la loro presenza in milonga.

Se non si interviene su questi aspetti, la sproporzione numerica e qualitativa dei leader continuerà a pesare sulla vita sociale del tango.

🔎 Cosa emerge dal sondaggio 

  1. Squilibrio numerico evidente: 211 follower contro 72 leader.

  2. Soddisfazione solo parziale: la maggioranza dei leader definisce la didattica “sufficiente”, pochi sono pienamente soddisfatti.

  3. Formazione centrata sulle figure: è l’area più curata e costante nelle lezioni.

  4. Navigazione trascurata: quasi metà dei leader dichiara che viene trattata poco o per nulla.

  5. Connessione e tecnica di guida: presenti, ma non in modo costante né approfondito.

  6. Musicalità poco sistematica: c’è, ma non sempre integrata nel percorso.

  7. Postura ed equilibrio: più curati rispetto ad altri aspetti, ma comunque non in maniera uniforme.

  8. Momenti dedicati ai soli leader: pochi e non regolari, spesso limitati a figure/sequenze.

  9. Metodo di insegnamento percepito come tradizionale: funziona, ma stimola poco.

  10. Innovazione scarsa: pochi parlano di metodi moderni e stimolanti.

  11. Leader lasciati soli: emerge la sensazione che la loro formazione sia meno seguita e meno guidata rispetto a quella dei follower.

  12. Qualità media percepita dei leader: “sufficiente” è la risposta più diffusa, con solo 2 casi di “molto alta”.

  13. Giudizio severo sulla comunità: 40 persone definiscono la qualità dei leader “scarsa”.

  14. Attenzione delle scuole ritenuta insufficiente: molti ritengono che facciano “poco” o solo il minimo indispensabile.

  15. Scarsa visione strategica: la formazione dei leader non appare come una priorità sistematica delle scuole.

  16. Follower penalizzate: molte dichiarano di restare sedute in milonga per mancanza di leader.

  17. Cultura del cabeceo e della mirada poco insegnata: molti hanno ricevuto solo accenni o nessuna formazione.

  18. Mancanza di percorsi personalizzati: pochi leader ricevono feedback davvero utili e immediatamente applicabili.

  19. Conseguenza generale: leader pochi, qualità media bassa, squilibrio sociale nelle milonghe.
     

Il sondaggio mette in evidenza un nodo strutturale: i leader non solo sono pochi, ma ricevono una formazione che spesso privilegia le figure a scapito degli elementi fondamentali del ballo. Le scuole non dedicano percorsi mirati e regolari, e questo limita la crescita qualitativa. Di conseguenza, la comunità percepisce i leader come “sufficienti”, raramente eccellenti. Lo squilibrio numerico e didattico si riflette direttamente nelle milonghe, dove molte follower restano sedute. Se non si affronta questo tema con decisione, il tango rischia di perdere parte della sua vitalità sociale.

💡 Le proposte che emergono

Dalle risposte arrivano anche indicazioni precise su come migliorare:

  • Rafforzare la formazione dei leader, soprattutto all’inizio del percorso, con più tecnica, connessione e strumenti pratici.

  • Ridurre l’enfasi sulle figure e dare più spazio a musicalità, navigazione, postura e consapevolezza corporea.

  • Insegnare i codici del tango (mirada, cabeceo, ronda, rispetto reciproco) come parte integrante della didattica.

  • Offrire feedback personalizzati e momenti dedicati ai singoli ruoli.

  • Gestire meglio l’equilibrio numerico negli eventi, con iscrizioni bilanciate, coppie o liste d’attesa.

  • Promuovere il doppio ruolo e incentivare nuovi leader, anche attraverso agevolazioni e percorsi mirati.

  • Favorire la collaborazione tra scuole per creare una cultura condivisa, superando la frammentazione.

📌 In poche parole: il sondaggio fotografa una comunità che ha esperienza e passione, ma che vive un forte squilibrio tra ruoli e una didattica fragile. Le proposte vanno tutte nella direzione di ricostruire basi solide, riportando il tango alla sua essenza: connessione, musicalità, rispetto.

🔄 Leader vs Follower – Analisi comparativa

🎯 Cosa chiedono i leader (Domande 29–30, 38)

  • Più tecnica di guida e connessione (non solo figure).

  • Lavoro su navigazione in pista.

  • Maggiore attenzione a musicalità e interpretazione.

  • Feedback personalizzati e strumenti concreti.

  • Metodi chiari, strutturati, non frammentati.
    👉 I leader chiedono di essere messi in condizione di guidare con chiarezza e sicurezza.

     

👀 Cosa lamentano le follower (Domande 33–36)

  • Mancanza di leader numericamente sufficienti → troppe follower restano sedute.

  • Leader poco tecnici e musicali → guida poco chiara, movimenti bruschi.

  • Debole connessione e sensibilità nell’abbraccio.

  • Scarsa navigazione → ronda caotica, poca armonia.

  • Sensazione che molti leader non studino o non curino la propria crescita.
    👉 Le follower non chiedono più leader, ma leader migliori.

     

🔍 Punti di incontro

  • Connessione: i leader la vogliono studiare meglio, le follower ne lamentano l’assenza.

  • Navigazione: i leader chiedono più formazione, le follower soffrono il caos in pista.

  • Musicalità: i leader vogliono più strumenti, le follower segnalano che manca in pista.

  • Feedback personalizzati: i leader li invocano, le follower vedono che senza correzioni la qualità non cresce.
     

✨ Conclusione provvisoria finale
Leader e follower dicono la stessa cosa da due prospettive diverse: i leader chiedono più strumenti, le follower lamentano che quegli strumenti non ci sono. Connessione, musicalità, navigazione: è qui che si gioca il futuro della comunità.

Analisi delle singole domande:

1. Da quanto tempo balli il tango?
  • Più di 10 anni → 57,2%

  • 6–10 anni → 20,1%

  • 1–3 anni → 13,1%

  • 4–6 anni → 8,5%

  • Meno di un anno → 1,1%

Interpretazione: la maggioranza degli intervistati ha una lunga esperienza (oltre 10 anni).

Implicazioni: il sondaggio riflette soprattutto la percezione di tangueri esperti: la carenza di leader non è quindi un problema visto solo dai principianti, ma da chi vive la comunità da anni.

2. In questi anni hai fatto delle interruzioni?
  • No mai → 58%

  • Qualche mese → 17,7%

  • Pausa del 10% del tempo → 11,7%

  • Pausa del 25% → 8,5%

  • Pausa del 50% → 4,2%

Interpretazione: oltre la metà ha avuto una pratica continua, senza pause.

Implicazioni: la percezione del problema leader/follower nasce da persone che hanno vissuto il tango con continuità: quindi lo squilibrio è reale e non un’impressione episodica.

3. Partecipi a milonghe?
  • 2 volte a settimana → 38,9%

  • 1 volta a settimana → 26,9%

  • 3 o più volte a settimana → 15,2%

  • 2 volte al mese → 11%

  • 1 volta al mese → 6,4%

  • Raramente (meno di 6 volte/anno) → 1,8%

Interpretazione: il campione è molto attivo: più dell’80% va in milonga almeno una volta a settimana.

Implicazioni: se chi frequenta così tanto lamenta carenza di leader, significa che il problema è strutturale e tocca la quotidianità della comunità.

4. Partecipi a maratone (2–4 giorni di ballo)?
  • Mai → 35%

  • 1 volta all’anno → 33,2%

  • 3 volte all’anno → 19,4%

  • 6 volte all’anno → 7,4%

  • Molto spesso (mensile) → 4,9%

Interpretazione. due terzi dei tangueri partecipa almeno una volta all’anno a una maratona.

Implicazioni: la carenza di leader si riflette anche nei contesti internazionali: meno leader significa meno possibilità per i follower di vivere appieno anche gli eventi speciali.

5. Partecipi a festival (più giorni di ballo e studio)?
  • 1 volta all’anno → 44,9%

  • Mai → 33,6%

  • 3 volte all’anno → 17,7%

  • 6 volte o più → 3,9%

Interpretazione: il festival è un’esperienza diffusa ma non universale: circa un terzo non vi partecipa mai.

Implicazioni: molti tangueri ricevono formazione quasi esclusivamente in ambito scolastico o milonga locale. Se le scuole non curano la crescita dei leader, il festival da solo non può compensare questa lacuna.

6. Partecipi ad encuentri (eventi con forte attenzione al código)?
  • Mai → 43,1%

  • 1 volta all’anno → 34,3%

  • 3 volte all’anno → 14,8%

  • Frequenza maggiore → circa 7%

Interpretazione: gli encuentri sono frequentati da una minoranza costante ma non da tutti: oltre il 40% non vi ha mai partecipato.

Implicazioni: il tema del código (regole sociali del tango) non entra quindi automaticamente nell’esperienza di molti ballerini. Questo alimenta la sensazione che, specie i leader, non siano educati alla dimensione sociale della pista.

7. Quante notti all’anno dormi fuori casa per partecipare ad eventi?
  • 6 volte all’anno → 24%

  • Mai → 22,6%

  • 3 volte all’anno → 21,9%

  • 1 volta all’anno → 17,3%

  • Frequenza mensile o più → 14%

Interpretazione: la metà circa del campione viaggia poco o nulla per il tango, l’altra metà invece è più attiva.

Implicazioni: chi viaggia di più ha più occasioni di confrontarsi con leader/follower di altri contesti e coglie meglio i divari qualitativi. Chi resta nella realtà locale rischia di percepire come “normale” un livello medio.

8. Hai dei maestri di riferimento?
  • Sì, principalmente con loro ma integro con workshop → 42,4%

  • Sì, studio principalmente con loro → 39,2%

  • No, studio con chi capita → 11,3%

  • Non studio → 7,1%

Interpretazione: quasi l’80% ha dei maestri di riferimento, ma molti integrano con workshop. Una minoranza studia “con chi capita” o non studia affatto.

Implicazioni: per i leader, la mancanza di un riferimento stabile riduce la possibilità di crescere con continuità. Il rischio è una formazione frammentata, poco coerente.

9. Frequenti regolarmente una scuola di tango?
  • 1 volta a settimana → 42,8%

  • Non frequento → 30%

  • 2 volte a settimana → 17%

  • Frequenza inferiore → 10%

Interpretazione: la maggioranza frequenta almeno una volta a settimana, ma un consistente 30% non segue corsi regolari.

Implicazioni: una parte importante dei leader non riceve più formazione strutturata: questo alimenta la stagnazione del livello medio.

10. Partecipi a workshop con artisti in tournée (di passaggio)?
  • Non partecipo → 33,9%

  • 1–2 volte l’anno → 54,4%

  • Frequenza mensile o più → 11,6%

Interpretazione: i workshop sono un’esperienza saltuaria per la maggioranza: utili ma non continui.

Implicazioni: senza continuità, i workshop non bastano a colmare le lacune dei leader. La loro crescita resta legata soprattutto al lavoro (più o meno carente) delle scuole locali.

11. Partecipi a workshop con gli stessi maestri che tornano periodicamente?
  • Non partecipo a workshop → 40,3%

  • 1 volta all’anno → 31,8%

  • 2 volte all’anno → 18%

  • Frequenza mensile o più → 9,9%

Interpretazione: molti tangueri non seguono con continuità i maestri che tornano periodicamente: prevale un approccio saltuario.

Implicazioni: la formazione dei leader risulta frammentata. Senza un percorso costante con gli stessi insegnanti, diventa più difficile consolidare stile, tecnica e sicurezza.

12. Di base sei leader o follower?
  • Follower → 74,6%

  • Leader → 25,4%

Interpretazione: il campione riflette bene la sproporzione reale: tre follower per ogni leader.

Implicazioni: la carenza numerica di leader è confermata non solo dalla percezione, ma anche dai dati concreti.

13. Sei soddisfatto della didattica ricevuta per il tuo ruolo di leader?

(solo leader)

  • Sì, pienamente → 52,8%

  • Sufficiente → 44,4%

  • Troppo poco / non saprei → 2,8%

Interpretazione: pochissimi leader si dichiarano insoddisfatti: la maggioranza è soddisfatta, ma con prevalenza di un “sufficiente” piuttosto che un “ottimo”.

Implicazioni: la formazione non viene vissuta come fallimentare, ma manca di eccellenza: si galleggia in un livello medio che non stimola la crescita.

14. Quanto tempo viene dedicato alla tecnica di guida e connessione?
  • Molto (costante e strutturato) → 33,3%

  • Abbastanza (regolare ma non sempre approfondito) → 29,2%

  • Poco (accenni) → 16,7%

  • Giusto equilibrio → 16,7%

  • Non faccio lezioni → 4,2%

Interpretazione: quasi due terzi dei leader ricevono almeno “abbastanza” lavoro su tecnica e connessione, ma un 20% la vive come marginale.

Implicazioni: la connessione, fondamentale per la qualità del leader, non è sempre garantita con la dovuta attenzione: questo genera differenze notevoli tra leader di scuole diverse.

15. Quanto tempo viene dedicato a musicalità e interpretazione?
  • Abbastanza → 30,6%

  • Molto → 26,4%

  • Poco → 23,6%

  • Giusto equilibrio → 13,9%

  • Non trattata / non faccio lezioni → 5,6%

Interpretazione: la musicalità è presente in molte scuole, ma non con costanza: per un quarto degli intervistati è poco considerata.

Implicazioni: un leader che non riceve strumenti musicali adeguati tende a privilegiare figure e sequenze: di qui la percezione diffusa di un ballo “povero di interpretazione” e “ricco di automatismi”.

16. Quanto tempo viene dedicato alla navigazione in pista?
  • Poco (solo accenni) → 34,7%

  • Abbastanza → 27,8%

  • Giusto equilibrio → 13,9%

  • Per nulla → 12,5%

  • Molto → 6,9%

  • Non faccio lezioni → 4,2%

Interpretazione: la navigazione è largamente trascurata: quasi la metà dei leader la riceve poco o per nulla.

Implicazioni: questo è uno dei punti chiave che spiegano il livello percepito come basso: senza navigazione, la qualità della pista ne risente, generando disordine e frustrazione nelle follower.

17. Quanto tempo viene dedicato alle figure e sequenze?
  • Molto → 30,6%

  • Abbastanza → 27,8%

  • Giusto equilibrio → 27,8%

  • Poco → 8,3%

  • Non faccio lezioni → 4,2%

  • Per nulla → 1,4%

Interpretazione: le figure sono trattate con grande costanza: oltre l’85% le studia “abbastanza” o “molto”.

Implicazioni: conferma dello sbilanciamento: il peso delle figure è nettamente superiore a quello di navigazione, musicalità e connessione.

18. Quanto tempo viene dedicato a postura, asse ed equilibrio?
  • Molto → 38,9%

  • Poco → 19,4%

  • Abbastanza → 18,1%

  • Giusto equilibrio → 16,7%

  • Non trattata → 2,8%

  • Non faccio lezioni → 4,2%

Interpretazione: la postura riceve più attenzione rispetto ad altri aspetti, anche se un 20% la vede trattata solo marginalmente.

Implicazioni: la qualità tecnica di base è più curata rispetto alla navigazione, ma non abbastanza da garantire uniformità nei risultati.

19. Quanto tempo viene dedicato allo studio dell’altro ruolo?
  • Per nulla → 45,8%

  • Poco → 38,9%

  • Abbastanza → 5,6%

  • Molto / Giusto equilibrio → 5,6% complessivo

  • Non faccio lezioni → 4,2%

Interpretazione: quasi nessun leader/follower studia l’altro ruolo.

Implicazioni: questo limita l’empatia e la capacità di “sentire” l’altro. La mancanza di cross-training riduce sensibilmente la qualità della guida e la capacità di adattamento.

20. Quanto tempo viene dedicato al código (regole sociali)?
  • Poco (accenni) → 43,1%

  • Abbastanza → 19,4%

  • Per nulla → 18,1%

  • Giusto equilibrio → 11,1%

  • Molto → 4,2%

  • Non faccio lezioni → 4,2%

Interpretazione: il código è trattato raramente: solo un quinto lo vive con un’attenzione regolare.

Implicazioni: la carenza di educazione al código porta a leader inesperti nella gestione della pista, alimentando disordine e squilibri in milonga.

 

21. Quanto tempo viene dedicato all’educazione dell’ascolto musicale?
  • Poco (accenni) → 41,7%

  • Molto (costante) → 23,6%

  • Abbastanza → 18,1%

  • Giusto equilibrio → 11,1%

  • Mai / Non trattata → 1,4%

  • Non faccio lezioni → 4,2%

Interpretazione: l’ascolto musicale è spesso trascurato o affrontato solo con accenni.

Implicazioni: molti leader non sviluppano una reale capacità di interpretare la musica, e questo si riflette in un ballo più meccanico che musicale.

22. Quanto tempo viene dedicato alla storia del tango?
  • Poco (accenni) → 45,8%

  • Mai → 26,4%

  • Abbastanza → 15,3%

  • Molto / Giusto equilibrio → 8,4%

  • Non faccio lezioni → 4,2%

Interpretazione: la storia del tango è raramente parte della didattica.

Implicazioni: la mancanza di contesto culturale riduce la profondità dell’apprendimento: senza riferimenti alla tradizione, il leader rischia di non cogliere il senso più ampio delle scelte musicali e stilistiche.

23. La formazione ti ha dato strumenti per “sentire” la follower e adattarti a lei?
  • Sì, pienamente → 48,6%

  • Sufficiente → 43,1%

  • Troppo poco / No → 7%

  • Non saprei → 1,4%

Interpretazione: la maggioranza si sente dotata di strumenti adeguati, anche se quasi la metà parla di un livello “sufficiente” più che eccellente.

Implicazioni: la capacità di adattamento è presente, ma non sviluppata in profondità: molti leader rimangono in una zona di comfort che non basta a garantire qualità alta.

24. Quanto spesso ricevi feedback personalizzato dai maestri (utile in milonga)?
  • Spesso → 59,7%

  • Sempre → 8,3%

  • Raramente → 18,1%

  • Mai → 4,2%

  • Non saprei → 9,7%

Interpretazione: la maggioranza riceve feedback utili, ma non con costanza assoluta.

Implicazioni: un leader cresce molto attraverso feedback mirati: se non sono regolari e continuativi, la progressione resta lenta.

 
25. Ci sono momenti dedicati solo ai leader nella tua scuola?
  • Sì, ma sporadicamente → 33,3%

  • Sì, in modo strutturato e regolare → 29,2%

  • Solo su figure/sequenze → 13,9%

  • Mai → 11,1%

  • Non saprei → 12,5%

Interpretazione: solo meno di un terzo riceve una formazione strutturata esclusiva per leader, mentre la maggioranza vive momenti sporadici o limitati.

Implicazioni: la mancanza di spazi regolari dedicati ai leader è un fattore cruciale che ne limita la crescita: senza un’attenzione specifica, restano “diluiti” nel percorso generale.

26. Come valuti il metodo di insegnamento usato per i leader?
  • Tradizionale ma efficace → ~53%

  • Moderno e stimolante → ~36%

  • Superato/poco motivante → ~3%

  • Non saprei → ~8%

Interpretazione: prevale un approccio tradizionale, percepito come “funziona ma non entusiasma”.

Implicazioni: Il metodo consolidato non stimola innovazione: i leader crescono lentamente e con poche novità.

27. Se hai smesso di frequentare lezioni, perché?

(risposte multiple, frammentate)

  • Mancanza di tempo

  • Costi

  • Non trovavo valore aggiunto

  • Problemi di motivazione

Interpretazione: molti leader interrompono perché non percepiscono progressi o non trovano stimoli.

Implicazioni: il calo di leader è legato anche all’abbandono della formazione continua.

28. Quali difficoltà incontri come leader?
  • Gestione della navigazione e dello spazio

  • Tenere la connessione

  • Incertezza tecnica

  • Pressione sociale (dover sempre guidare)

Interpretazione: le difficoltà coincidono con i punti meno curati in lezione.

Implicazioni: il basso livello medio deriva direttamente da lacune strutturali nella didattica.

29. Cosa ti aiuterebbe a crescere come leader?
  • Più lavoro su tecnica e connessione

  • Feedback personalizzati

  • Occasioni di pratica con follower diverse

  • Maggiori momenti dedicati solo ai leader

Interpretazione: i leader chiedono con chiarezza ciò che manca: supporto personalizzato e più tempo per gli aspetti di base.

Implicazioni: la comunità ha già individuato le soluzioni: basta implementarle.

30. La carenza di leader dipende anche da come ti hanno insegnato?

Risposte miste: molti concordano, altri meno.

Interpretazione: una parte significativa collega la carenza alla formazione ricevuta.

Implicazioni: il problema non è solo numerico ma anche culturale/didattico.

31. All’inizio del percorso, le scuole dovrebbero curare di più i leader?

Ampio consenso: la maggioranza risponde “sì”.

Interpretazione: c’è forte richiesta di un’attenzione mirata fin dalle basi.

Implicazioni: un investimento iniziale sui leader ridurrebbe squilibri nel lungo termine.

32. Ti capita di restare seduta in milonga per mancanza di leader?
  • Qualche volta → 43,6%

  • Spesso / molto spesso → 32,2%

  • Quasi mai → 23,2%

Interpretazione: oltre il 70% delle follower conferma di rimanere senza ballare per carenza di leader.

Implicazioni: il problema è tangibile e diffuso: condiziona la vita sociale delle milonghe.

33. Formazione su mirada e cabeceo?
  • Adeguata → 62,1%

  • Avrei voluto di più / pochi accenni → 31,8%

  • Per nulla → 4,7%

Interpretazione: molti ricevono formazione, ma non sempre approfondita.

Implicazioni: leader poco educati al cabeceo aumentano l’inefficienza delle dinamiche sociali.

34. Dire “NO” a leader che non studiano?
  • Solo in certi casi → 49,3%

  • Sempre → 42,7%

  • No → 4,7%

Interpretazione: la comunità è severa: chi non studia non dovrebbe avere legittimità sociale.

Implicazioni: c’è una richiesta esplicita di valorizzare l’impegno e penalizzare l’improvvisazione.

35. Qualità media dei leader?
  • Sufficiente → 43,1%

  • Buona → 37%

  • Scarsa → 19%

  • Molto alta → 0,9%

Interpretazione: il giudizio prevalente è “sufficiente”.

Implicazioni: conferma della percezione di mediocrità generale.

36. Le scuole dedicano abbastanza ai leader?
  • Sufficiente → 37,9%

  • Poco / per nulla → 34,1%

  • Molto / più che bene → 18,4%

  • Non saprei → 9,5%

Interpretazione: la maggioranza ritiene che le scuole facciano il minimo sindacale.

Implicazioni: senza un cambio di priorità, il livello dei leader resterà stabile (cioè medio-basso).

37. Consigli alle scuole per i leader

Le risposte più ricorrenti:

  • Più tempo su tecnica e connessione

  • Esercizi di navigazione

  • Lavoro su musicalità

  • Feedback personalizzati

  • Percorsi strutturati

Interpretazione: gli intervistati individuano chiaramente le aree carenti.

Implicazioni: il miglioramento passa da un ripensamento didattico radicale.

38. Consigli agli organizzatori di milonga

Proposte più citate:

  • Bilanciare leader/follower nelle iscrizioni

  • Favorire rotazione dei partner

  • Incentivi per leader alle prime armi

  • Creare momenti sociali di incontro

Interpretazione: gli organizzatori hanno un ruolo attivo nel correggere lo squilibrio.

Implicazioni: gestione più consapevole delle milonghe può alleviare subito il problema numerico.

39. Proposte concrete per ridurre lo squilibrio

Più frequenti:

  • Incentivare formazione continua dei leader

  • Coinvolgere più uomini/donne come leader fin dall’inizio

  • Promuovere cultura dello studio costante

  • Mentoring tra leader esperti e principianti

  • Sensibilizzare follower a ballare con leader di ogni livello

Interpretazione: le soluzioni indicate dai tangueri convergono su due strade: più formazione e più inclusione.

Implicazioni: la comunità ha già una visione: investire sui leader e creare una cultura di sostegno reciproco.

PS: File excel con tutti i dati raccolti nel sondaggio (anonimati) è a disposizione.

✨ Conclusione

Il sondaggio consegna l’immagine di una comunità tanguera italiana ricca di esperienza, ma frenata da squilibri e da una didattica che non sempre sostiene la crescita. Lontano dall’essere un atto d’accusa, questo lavoro vuole essere uno strumento di consapevolezza: una chiamata collettiva a rimettere al centro ciò che conta davvero – tecnica, connessione, musicalità, navigazione e rispetto del Código del Tango.

Il messaggio è chiaro: non bastano più figure e quantità. Perché il tango in Italia possa evolvere serve un cambio di prospettiva, che parta dalle scuole, dagli insegnanti e da una comunità capace di fare autocritica senza paura.

 

Solo così il tango potrà mantenere equilibrio, profondità e quella bellezza che lo ha reso un patrimonio universale.

✨ Le voci della comunità

Questi siamo noi

Dietro ai numeri ci sono le voci, a volte dure, a volte luminose.
Il sondaggio ha raccolto frasi che raccontano senza filtri la realtà della nostra comunità: c’è chi denuncia mancanze e frustrazioni, e chi invece parla con passione, indicando soluzioni e speranze. Sono parole che fanno male e bene insieme, ma soprattutto ci ricordano una cosa semplice:
questo è il tango, questa è la società e questi siamo noi.


🟥 Risposte scomode
  • “Adesso non ho difficoltà, se non difendermi dai cialtroni.”

  • “La mancanza di rispetto in pista da parte degli altri leader.”

  • “Non miglioravo, per questo ho smesso di frequentare lezioni.”

  • “Mancanza di tempo, assenza di validi insegnanti.”

  • “Spesso è un problema di scarsa volontà: essendoci molta offerta, i leader ballano comunque e sono poco stimolati a migliorare.”

  • “Le scuole fanno passare al livello successivo anche chi non è pronto, e così il livello resta basso.”

  • “Troppi insegnano sequenze e figure: la ronda è un disastro.”

  • “Una signora anziana che non sta in equilibrio su una gamba dovrebbe tornare a studiare invece di insistere a ballare in milonga.”

  • “Difficile: la maggior parte dei leader inizia un corso più per conoscere donne che per passione del tango, e smette perché la guida è troppo complicata.”
     

🟩 Risposte belle
  • “Attraverso il tango entro in connessione con la follower, interpreto la musica e mi esprimo in modo soddisfacente.”

  • “Ho creato il mio tango e ci lavoro continuamente per migliorarmi.”

  • “Più pratiche dedicate solo ai leader e mentoring con leader esperti.”

  • “I bravi maestri fanno sentire la marca agli allievi leader: è così che si impara davvero.”

  • “Inserire più esercizi di navigazione e gestione dello spazio, meno figure e più codici.”

  • “Organizzare pratiche mirate, offrire sconti o incentivi per leader alle prime armi.”

  • “Creare programmi di mentoring tra leader esperti e principianti.”

  • “Promuovere la cultura dello studio costante, il tango come ballo sociale e inclusivo.”

  • “Sensibilizzare le follower sull’importanza di ballare anche con leader meno esperti, per aiutarli a crescere.”

🔥 Nota personale

Se c’è un punto che questo sondaggio rende evidente, è che la responsabilità della situazione non può ricadere solo sui leader o sui ballerini in generale. Una parte significativa delle criticità nasce dalle scuole e dai modelli di insegnamento che hanno guidato – e in parte frenato – la crescita della comunità.

Bisogna però fare attenzione a non trasformare questa osservazione in un facile “puntare il dito”. Nel tango non esiste un unico metodo universale: ci sono alcuni approcci più conosciuti, come il metodo Dinzel o il metodo ATM di Alejandra Mantiñan, ma accanto a questi ogni maestro, coppia o scuola ha sempre elaborato la propria strada. L’insegnamento è stato per decenni frutto di esperienza, tradizione orale e sensibilità personale. È un patrimonio prezioso, che ha nutrito la diffusione del tango in tutto il mondo, ma oggi rischia di non bastare più.

La grande sfida dei prossimi anni sarà proprio la didattica. Il tempo in cui bastava insegnare un tango “romantico” o un insieme di figure è finito: insegnare è diventata una scienza. Servono strumenti nuovi, fondati su discipline come biomeccanica, psicologia, pedagogia, consapevolezza corporea e relazione. Non possiamo più basarci su modalità arrivate negli anni ’90, esportate dall’Argentina senza una base metodologica solida.

Oggi inoltre la scena internazionale è cambiata: i nuovi competitor didattici non arrivano solo da Buenos Aires, ma anche da Asia, Russia, Est Europa e America Latina. Buenos Aires resta il cuore pulsante del tango, ma non è più l’unica fonte. L’Italia stessa, con diplomi e percorsi formativi “ufficiali”, prova a creare criteri, ma la complessità del tango rende difficile fissare regole valide per tutti.

Nella mia esperienza professionale, occupandomi di didattica applicata al tango, mi sono reso conto che troppo spesso manca una preparazione adeguata, sia da parte degli insegnanti sia da parte dei ballerini. Ci si dimentica che il tango coinvolge soggetti adulti, con esigenze biomeccaniche specifiche, percorsi psicologici complessi e una dimensione relazionale che rende tutto più delicato. È un’arte che chiede competenze trasversali enormi, difficili da improvvisare.

In questo percorso di riflessione personale, uno degli spunti più importanti mi è arrivato da Horacio Godoy. In una sua intervista con Pepa Palazón nella rubrica Tengo una Pregunta para Vos, Godoy – meraviglioso artista, organizzatore e al tempo stesso docente di grande lucidità – ha condiviso la sua analisi sul motivo per cui esiste un tasso di abbandono così alto tra i leader. Quella conversazione, secondo me, dovrebbe essere vista da ogni insegnante: un esempio di come l’autocritica, se affrontata con serietà, può trasformarsi in un atto creativo e generativo.

Forse è arrivato il momento di definire nuovi parametri di insegnamento e di formazione dei docenti, per stabilire chi realmente possa guidare un percorso di crescita efficace.

Ecco perché questo sondaggio è importante: non è un attacco, ma uno strumento. Uno strumento di autocritica privata, non pubblica. Un invito alle scuole e agli insegnanti a guardare con onestà ai propri limiti e ad aprirsi a strade nuove, a metodologie più solide, a contaminazioni con altri ambiti.

Non va dimenticato che dietro queste pagine ci sono 283 persone che hanno dedicato tempo ed energia per rispondere. È un lavoro corale, impegnativo, che chiede di essere ascoltato.

📌 Il messaggio che vorrei lasciare è semplice: non usiamo questi dati per creare divisioni o per colpire qualcuno, ma per stimolare riflessione e crescita. Il tango ha bisogno di meno difese e più apertura. E forse basta davvero poco: la volontà di guardare oltre le abitudini e accogliere ciò che il mondo – e la comunità stessa – ci sta chiedendo.

Il tutto per una delle cose che amo di più: il tango.

Giuseppe Sarcinella

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